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mercoledì 12 giugno 2019

Perchè siamo tutti più poveri?

Per introdurre la serata sul fisco e debito, per la quale abbiamo invitato Antonio De Lellis di CADTM Italia, Roberto Guaglianone di Attac Saronno illustra con l'ausilio di un articolo apparso su una neo-rivista trimestrale (Jacobin Italia) quelle che si possono individuare come le cause che hanno dato il là al nostro impoverimento, ovvero la de-strutturazione e de-regolamentazione del mondo del lavoro attraverso la mancanza di politiche industriali che avrebbero dovuto salvaguardarlo e soprattutto promuoverlo.


Antonio comincia invece intrecciando alcuni fatti storici che riguardano il nostro Paese con i provvedimenti economici che, in concomitanza con quegli episodi, furono messi in campo dai Governi di allora.

Dalla riforma dell'IRPEF, contemporanea alla prima crisi petrolifera del 1974, applicata progressivamente come vuole la nostra Costituzione, mentre un'enorme quantità di soldi liquidi risultava totalmente fuori dal controllo pubblico di Banca d'Italia, dando il via alla finanza speculativa.

Alla seconda crisi petrolifera del 1979, precedente la marcia dei 40.000 di Torino del 1980, al "divorzio" della Banca d'Italia dal Ministero del Tesoro, nel 1981, che fa impennare in pochissimi anni il debito italiano, all'avvento del governo Craxi che introduce i primi derivati nel 1983.

La concatenazione di questi avvenimenti, con l'aggiunta dell'inizio della perdita delle conquiste sociali ottenute in quegli anni e il taglio delle aliquote IRPEF, portano all'impoverimento del popolo italiano.


Antonio ci riporta bruscamente (non nei modi, ma nei contenuti) ai giorni nostri e al tema debito e fisco, argomento trattato anche in un dossier (scaricabile a questo link) insieme a Rocco Artifoni e Francesco Gesualdi, e su come questo connubbio debito / fisco contribuisca ad impoverirci ulteriormente.

Quasi inevitabilmente viene citata la flat-tax per dimostrare come, un'ulteriore taglio delle residue aliquote IRPEF con l'aumento dell'IVA, rappresenti semplicemente una presa per i fondelli nei nostri confronti, perchè a vantaggio delle classi più ricche e a scapito di quelle più povere.

Queste ultime, se sono così fortunate da avere un lavoro (un semplice lavoro da dipendente si intende) pagano solo l'IRPEF su questa unica fonte di reddito.

Diversamente, una persona ricca, difficilmente avrà come sola forma di reddito il lavoro, ma magari (per non dire sicuramente) avrà anche titoli di Stato, affitti etc. etc.. Ovvero forme di reddito che sono tassate diversamente ma che non fanno cumulo e quindi non rientrano in un'unica tassazione come l'IRPEF mantenendo così sul proprio reddito da lavoro un'aliquota più bassa, rispetto a quella che potrebbe essere se i redditi fossero cumulabili.

Il progressivo taglio delle aliquote IRPEF dal 1983 ai giorni nostri a lasciato nelle tasche dei ricchi qualcosa come 295 miliardi di euro e lasciato all'asciutto le casse dello Stato per tale importo che, rispetto al PIL, rappresenta il 13%....e stiamo parlando solo dell'IRPEF (senza contare altri tipi di "mancato gettito".....come evasione fiscale, corruzione....etc. etc.).

Questo è solo un aspetto per dimostrare come la questione del debito non sia una cosa piovuta da Marte, ma è una condizione studiata scientemente, anche a livello sovranazionale, per tenerci in scacco con la trappola del debito, nel farci credere che siamo in povertà perchè abbiamo vissuto per anni sopra le nostre possibilità e lasciarci nella condizione di sottomissione, mentale ancor prima che quotidiana, che "tanto non ci sono i soldi", togliendoci quasi la speranza in un domani migliore.