La seconda lezione
dell'Università delle Migrazioni 2019 ha trattato il tema del
caporalato, in quanto fenomeno collegato alla presenza di migranti e
rifugiati sul territorio nazionale, ma più ampiamente come fenomeno
originato dallo sfruttamento lavorativo nei confronti di uomini e
donne di ogni nazionalità.
Si è scelto di indagarlo
a partire dalla testimonianza diretta di chi lavora sul territorio
per contrastare caporalato e sfruttamento, che sono - ci è stato
spiegato - due fenomeni diversi. Il primo infatti è uno degli
aspetti del secondo e riguarda la "logistica" dello
sfruttamento, che si organizza intorno a figure di intermediari (i
"caporali,", appunto), che "provvedono", dietro
il riconoscimento di importanti somme di denaro, che sottraggono al
lavoratore già sottoposto - nella campagne - a forme di pagamento
per lo più irregolari e sottopagate rispetto agli standard sindacali
della categoria, arrivando fino al punto di ridurre, in alcuni casi,
il lavoratore ad una forma di lavoro quasi gratuito e semi-schiavitù.
Abbiamo appreso che per i
lavoratori stranieri i caporali sono normalmente due, uno dei quali
connazionale del cittadino non italiano, il primo "mediatore"
naturale con la persona, soprattutto quando è appena giunta nel
territorio in cui cerca lavoro. Il secondo, invece, che rappresenta
ad un livello più alto la catena di sfruttamento.
A raccontarci tutto
questo è Alessandro Armando, coordinatore locale nella diocesi di
Saluzzo (Cuneo) del progetto "Presidio" della CaritasItaliana, che da tre anni ormai si occupa di andare a contattare i
lavoratori sottoposti a sfruttamento nelle campagne di tredici
diocesi italiane, fornendo loro ascolto, informazioni di base,
orientamento legale e sindacale. Inoltre la Caritas diocesana ha
contribuito sul territorio al coinvolgimento delle associazioni di
categoria, dei sindacati e - con il supporto dell'amministrazione
comunale e di Libera Piemonte - alla realizzazione di un dormitorio
coperto per cercare di superare la situazione di estremo degrado e
assenza di diritti per le persone che - durante la lunga stagione
della raccolta della frutta - dormono in fabbriche abbandonate della
bella cittadina piemontese o in altre soluzioni di accampamento di
fortuna.
La scelta di portare
un'esperienza del Nord Italia è stata voluta, da parte
dell'Università delle Migrazioni, che aveva l'intenzione di
dimostrare come il fenomeno sia diffuso in tutta Italia, pur avendo
connotazioni molto più pesanti nelle regioni meridionali, dove la
maggiore presenza della criminalità organizzata in termini di
controllo del territorio rende più difficile l'ambiente di lavoro e
le condizioni complessive dei lavoratori, che anche nei mesi recenti
hanno trovato la morte. La serata è stata dedicata agli ultimi morti
alla tendopoli di San Ferdinando, in Calabria.
Ma il trait-d'-union
tra situazioni di caporalato e sfruttamento lavorativo nella
campagna di tutta Italia è certamente costituito dalla "filiera"
dei prezzi, che inizia nei campi e finisce nei piatti dei
consumatori, dove il prezzo pagato alla grande distribuzione
(supermercati) per l'acquisto di frutta, verdura e altri generi
alimentari viene pesantemente condizionato dalle diverse
intermediazioni commerciali che avvengono dal momento dalla
produzione a quello del consumo.
Come ipotesi concreta e
prassi consolidata di contrasto a questa formula da parte dei
cittadini - consumatori, nella seconda parte della lezione, gli
operatori del Distretto dell'Economia Solidale della Provincia di
Varese ci hanno presentato la loro idea di Piccola Poetica
Distribuzione Organizzata di prodotti alimentari, una modalità che
consente - attraverso il rapporto diretto con produttori
"certificati" (dalla conoscenza diretta con i consumatori,
che dedicano a ciò volontariamente il proprio tempo) non solo
sulla qualità organolettica, ma anche produttiva dei loro beni - di
saltare le intermediazioni e avere in tavola a prezzi simili a quelli
del supermercato prodotti alimentari di maggiore eticità e qualità.
A questo scopo è nata, sul territorio del Saronnese, la cooperativa Aequos, che si occupa - anche attraverso la gestione del magazzino di Uboldo - di distribuire in maniera puntuale e organizzata sul territorio i prodotti a filiera corta ed etica che raggiungono un numero sempre più alto di persone e famiglie anche nel nostro territorio. Il tutto avviene, peraltro, in una logica di democrazia decisionale molto avanzata e partecipativa dal basso di ogni soggetto coinvolto.