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domenica 16 settembre 2018

Salvare vite in mare!

E' una sala Nevera stracolma quella che accoglie Benedetta Collini di SOS Mediterranee, per sentire dalle sue parole un'esperienza di diretta testimone da bordo della nave Aquarius sul tema del primo soccorso dato in mare a persone migranti.

Benedetta dopo un'introduzione precisa di come è organizzato il soccorso, con la suddivisione delle zone di competenza e soccorso a largo dei Paesi affacciati sul Mediterraneo, passa a descrivere le prime operazioni con le quali si procede a bordo per prepararsi al soccorso, al momento del primo contatto con l'imbarcazione dei migranti, dal recupero a bordo degli stessi al trasporto ad un "porto sicuro".

Benedetta nel descrivere ciò, si sofferma su alcuni aspetti che l'hanno particolarmente colpita in questa sua esperienza come l'odore dell'adrenalina (paura) sulla pelle delle persone salvate, oppure i nodi fatti sui giubbotti di salvataggio come testimonianza di un sentire finalmente un minimo di sicurezza da parte di queste persone che hanno trascorso molto tempo in mare. (Guarda il video dei soccorsi).

          

L'intervento di Benedetta trasmette ai presenti quello che lei stessa ha imparato da questa esperienza, a contatto con un'ampia diversità di persone, soccorse o con le quali ha collaborato: che il salvataggio di vite in mare è un obbligo che deve essere sempre ben chiaro a chi per mare ci va per qualsiasi motivo soprattutto in un momento come questo dove manca il coordinamento dei soccorsi e mancano i soccorsi stessi che possono avere una funzione da testimoni di quello che avviene in mare.

Il secondo intervento è quello di Kamel Belabed, presidente dell'associazione "Collectif des familles des harraga d'Annaba"nata dalla tragica esperienza personale di Kamel, ovvero la scomparsa in mare del figlio 25enne nel 2007. Dalla ricerca di suo figlio Kamel è divenato il "padre" di altri 500 figli appartenenti a varie famiglie con le quali è venuto a contatto e, putroppo, nelle sue stesse condizioni.

La toccante testimonianza di Kamel è anche un momento di chiara denuncia verso tutti quelli che, secondo lui, sono i principali "protagonisti" di questa tragedia: i mancanti accordi sulla sicurezza in mare tra gli stati coinvolti (Algeria e Tunisia) e invece una classe politica che si accorda per non fare partire i migranti dai paesi dai quali scappano.